Coronavirus ed i conti che non tornano

Oggi abbiamo superato la quota di 5 milioni di contagiati nel mondo, secondo le stime ufficiali.

A me il conteggio delle stime ufficiali non convince. Io leggo quotidianamente le statistiche offerte da http://www.worldometers.info/coronavirus e ritengo largamente sottostimate le quantità di contagiati e di morti. Nel corso di questo articolo utilizzerò i dati riferiti a ieri 19/05/2020 perché, a fianco del totale di contagiati e di deceduti è visibile per entrambe le categorie l’incremento giornaliero definitivo di ogni singolo Stato.

Prendiamo in considerazione la Cina. I suoi 82.960 casi accertati rispetto ad una Nazione la cui popolazione si attesta oltre il miliardo e 400 milioni di persone, mi sembra risibile se confrontato con i primi 8 paesi dell’elenco che hanno in totale meno di 1miliardo di abitanti ma registrano oltre 3 milioni e 240 mila positivi. Di sicuro non ha aiutato a creare chiarezza la mancanza di certificazione del numero di tamponi effettuati.

Analizziamo la sola Asia e consideriamo i primi 3 Stati colpiti da contagio, oggi in fase di azzeramento sia dei nuovi contagi e sia dei casi attivi. Si evidenzia che Cina, Korea del sud e Hong Kong hanno avuto un numero di contagi bassissimo e proporzionalmente pochissimi decessi: rispettivamente 5%, 2% e 0,4% dei contagiati.

Se si può immaginare un clima di facile gestione dell’emergenza ad Hong Kong che è stata immediatamente chiusa al mondo esterno e il cui lockdown è ancora parzialmente in atto, la Korea (e similarmente del Giappone) che non ha applicato i parametri di chiusura con la stessa rigidità, ha sicuramente un ammontare dei contagiati sottostimato. A maggior ragione, il dato cinese mi sembra invece volutamente non veritiero e sottodimensionato da 20 a 100 volte, vale a dire in una forbice compresa tra 1,6 e 8 milioni di contagiati con un’incidenza dei morti da 40 a 200mila

Sul fronte europeo, sebbene i governi di ciascuno Stato possano aver fatto benissimo o malissimo il proprio compito a tutela della popolazione, vi è una certa analogia tra i dati disponibili

Guardando i valori dalla Spagna alla Germania il numero dei contagi, anche in rapporto alla popolazione, resta in parametri paragonabili e giustificabili con le diverse politiche adottate dai vari Paesi. Certo che stride il confronto proprio tra Spagna e Germania per una differenza di contagi superiore alle 100mila unità a danno della Spagna, pur avendo quest’ultima appenda il 55% del numero di abitanti rispetto la Germania.

Il Belgio, evidenziato in giallo, ha vissuto una situazione anomala rispetto a tutti gli altri Stati europei portando il numero di decessi per milione di abitanti a 786 unità. Valore decisamente alto e maggiore di circa il 30% rispetto al secondo più alto (Spagna). Nei miei conteggi non prendo in considerazione gli stati troppo piccoli poiché anche un solo caso assumerebbe un peso proporzionale elevatissimo vanificando il confronto per disomogeneità dei dati.

Pur ammettendo che lo sviluppo del contagio possa dipendere dalla capacità organizzativa degli Stati, il numero dei guariti dovrebbe seguire una percentuale di discesa omogenea a meno che uno Stato non abbia trovato la cura e se la tenga solo per sé. Alla luce di ciò non riesco a spiegarmi la differenza di casi attivi tra Italia e Germania. La Germania ha iniziato ad avere i contagi quasi due settimane dopo dell’Italia ed il suo picco una settimana dopo. Non è spiegabile nemmeno col minor numero di casi Tedeschi rispetto a quelli italiani registrati subito dopo i rispettivi picchi. L’impressione è che il criterio per definire guarito un paziente sia diverso tra l’Italia (come la maggioranza degli altri stati europei) e la Germania.

Maggiormente evidente, vedi lo schema precedente, è la minor quantità di morti tedeschi rispetto alla media dei Paesi europei. Il numero di morti su milione di abitanti è circa 1/5 rispetto a quello di altri paesi. I morti in rapporto ai contagiati, in Italia è attualmente del 14%, in Germania del 4%. In Russia tale rapporto scende addirittura allo 0,9%. A difesa della Russia il fatto che il picco sembra sia stato raggiunto proprio in questi giorni, per cui ci vorrà qualche settimana per avere un numero più omogeneo, però temo che la tendenza, anche in questo caso, sia di tenere i numeri volutamente bassi. Probabilmente nè Germania e nè Russia conteggiano come morti Covid, pazienti deceduti per altre patologie pregresse ma aggravate dal Covid.

In questi giorni Asia meridionale, Sud America ed Africa stanno vedendo notevoli incrementi sul numero di contagi (le tabelle sono ordinate per numero di contagi aggiunti ieri) e ancora una volta, nei paesi di maggior densità abitativa si riscontra un minor controllo dei potenziali contagiati, registrando un numero di tamponi irrisorio. Mi domando come verrà giustificata la morte di un elevato numero di persone in India, Pakistan, Indonesia, Bangladesh dato che non stanno registrando il numero di contagiati che ci si aspetterebbe da paesi così popolosi. Anche l’America latina sembra che abbia sia sottovalutato il problema e sia nascosto un elevato numero di decessi. L’Africa è un discorso totalmente diverso. Un intero continente in cui solo alcuni stati nell’area del Maghreb più Sudafrica, Gibuti e Mauritius hanno effettuato uno screening del contagio sulla popolazione. La situazione, guardando i numeri sembrerebbe sotto controllo ma temo che il continente possa lamentare entro la fine dell’anno almeno un milione di morti.

Mi auguro che le mie convinzioni siano false, di essermi clamorosamente sbagliato perché se dovessero rivelarsi anche minimamente vicine alla realtà, oggi saremmo a circa 30 milioni di contagiati con circa 1-3 milioni di morti. E la fine della pandemia è ancora lontana.

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