Eccoci arrivati a 10 milioni di casi.
Come avevo già scritto nell’articolo del 20 maggio, i conti relativi alla propagazione di questa pandemia da Coronavirus, non tornano, però è giusto affidarsi agli unici indicatori ufficiali disponibili.
Nel mondo, si è passati dai 5 milioni di contagiati nel lasso di tempo relativamente breve di 120 giorni (dal 22 gennaio al 20 maggio) al raddoppio in appena 39 giorni (dal 21 maggio ad oggi), ossia in un terzo del tempo. La logica di questa accelerazione sta sicuramente nella maggiore diffusione del contagio, trasformatosi da fenomeno regionale a emergenza planetaria. Percorrendo i meandri delle serie numeriche, si notano però alcune discontinuità di comportamento della diffusione rispetto a quanto atteso.
Si è molto discusso, in particolare, della volontà di alcune Nazioni di conteggiare solo le morti accertate a causa del Coronavirus, cioè conteggiare i deceduti “per” ed escludere i deceduti “con” Coronavirus ma che avevano patologie pregresse gravi e che, a parere dei medici, sarebbero comunque morti nel giro di qualche mese/anno. Ma dato che si parla di eventualità ipotetiche sulla durata in vita delle persone affette da tali patologie, mi viene da dire che se non ci fosse stato il Coronavirus, oggi, ad appena 6 mesi dall’inizio della pandemia, qualcuna di quelle persone potrebbe essere ancora viva sebbene non conteggiata nella triste statistica delle morti causate dal virus.
Il diffondersi di questa pratica fa ridurre enormemente il numero dei deceduti rispetto agli infettati (vedere il confronto dei due grafici a barre) portando la percentuale dei decessi rispetto al numero di casi chiusi all’ 8%. Secondo una stima che avevo fatto qualche settimana fa, tale percentuale si sarebbe dovuta ridurre al 4,5-5% al termine della pandemia. Se invece proseguirà l’andamento che stanno assumendo i grafici in questi giorni, alla fine la percentuale sarà intorno al consolatorio ma irreale 2%.
In quest’ultima serie numerica, tratta da una statistica che aggiorno quotidianamente leggendo il sito www.worldometers.info, sono visibili le percentuali di incidenza dei decessi totali sul numero totale dei casi, suddivisi per area geografica e, nell’ultima colonna, quella mondiale.
Nel gruppo colonne “Stop”, il numero di Nazioni che hanno sconfitto il Coronavirus: “green” senza decessi, “grey” con decessi. Tra queste ultime, da ieri rientra finalmente la Repubblica di San Marino che è la Nazione al Mondo col maggior numero di decessi rispetto la popolazione.
Tornando all’argomento, la mia preoccupazione è che questo minor valore percentuale non sia dovuto ad una ridotta virulenza del virus, come decantato da più parti, ma solo effetto del diverso metodo di conteggio.
Torniamo a vedere la distribuzione mondiale e, volendo sorvolare sugli improbabili casi degli unici due Stati con popolazione relativamente alta, Turkmenistan (6M) e Corea del nord (51M) che conteggiano “ZERO” casi, la diffusione appare comunque molto eterogenea.
I complottisti di fazioni avverse sostengono, a seconda di come gira il vento, che i numeri dei casi e dei deceduti in nazioni come Italia, Spagna, USA, Brasile, ecc. siano volontariamente gonfiati al solo scopo di terrorizzare l’opinione pubblica per far guadagnare le case farmaceutiche con la vendita di vaccini o cure inutili perché “è solo una normale influenza”, oppure, sul versante opposto, necessità politico-economico-militari impongano di nascondere la reale gravità della situazione per non mostrarsi deboli agli occhi delle potenze avversarie. Tra queste ultime possiamo contare, oltre alle citate Turkmenistan e Corea del Nord, nazioni come Cina, Mongolia, Russia, Libia, Siria, Yemen e molti stati africani, in cui i contagiati da virus, rapportati alla popolazione o i deceduti rapportati ai contagiati, appaiono irrisori.
Ci sono situazioni in molte Nazioni del Mondo che sfuggono alla nostra conoscenza perché non salgono alla cronaca dei giornali in quanto lontane ma soprattutto perché prive di interesse economico-mediatico per gli italiani, ma nelle “vicine” Libia, Siria e Yemen la pandemia è un problema minore rispetto alle guerre in corso che causano molti più decessi a causa di bombe, fame e torture. Di conseguenza i numeri del Coronavirus in questi Stati sono indubbiamente non attendibili. Aggiungerei che quelle guerre sono indiretta causa di parte del maggior numero di decessi in Lombardia dove non potevano essere fermate le produzioni in aziende strategiche per la nostra nazione: la vendita di armi agli stati in guerra.
Altra possibilità, come è verificabile dall’esiguo numero di tamponi effettuati, è il mancato conteggio dei casi effettivi in quasi tutto il continente africano e gran parte dell’America Latina e dell’Asia.
Leggendo il numero di casi in rapporto alla popolazione le analisi lascerebbero pochi dubbi sul fatto che non ci sia omogeneità nel metodo di conteggio sia dei contagiati, sia del numero di morti e sia del numero di guariti che in qualche Nazione hanno un andamento eccessivamente rapido.
So che la lettura di numeri per molti sia tediosa ma dai numeri si leggono molte realtà collettive e fanno capire come si evolve non solo la pandemia da Coronavirus ma la complessa mentalità di questo nostro Mondo.
Il prossimo aggiornamento non lo farò al raggiungimento dei 20 milioni di casi, sarebbe a meno di un paio di mesi da oggi, ma al raggiungimento del primo milione di decessi.
Un pensiero riguardo “Coronavirus: la folle corsa.”