G20

Ricordate il G8 di Genova? Vuol dire che non siete giovanissimi o che siete stati attratti dalla cronaca di ciò che avvenne a Genova, nelle strade, nelle piazze e purtroppo nella scuola Diaz e nella caserma Bolzaneto in quel famigerato luglio 2001.

Del motivo di tanta protesta e della sua dura repressione, non se ne ricorda quasi nessuno.

Il G8 era l’evoluzione del G7, un gruppo dei 7 paesi più industrializzati al mondo in cui i rappresentanti governativi, sin dal 1975 si riunivano in incontri definiti informali poiché non erano coinvolti direttamente i capi di Stato o di Governo ma erano limitati a concertazioni sulle politiche economiche. La crescita del ruolo di Mosca, ripresasi dalla durissima crisi seguita alla caduta del muro di Berlino, aveva convinto i G7 (Italia, Canada, Stati Uniti, Giappone, Germania Ovest, Francia e Gran Bretagna) a coinvolgere la Federazione Russa, divenendo di fatto il G8 dal 1998.

In tale contesto erano mutati anche i confini dei dialoghi tra Paesi coinvolgendo anche le sfere della politica e della sicurezza pur non creando un alter-ego del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Probabilmente, proprio l'allargamento degli orizzonti di dialogo e la presenza formale dei Capi di Stato ai summit estivi, avrà fatto temere che stesse per nascere una forma antidemocratica di governo del Mondo in mano a pochi grandi Stati o meglio ai loro Governanti, e questo ha prodotto nel 2001 la variopinta protesta sociale contro il G8, purtroppo sfociata nella cieca violenza da parte di gruppi estremisti internazionali e la dura reazione di frange violente della polizia.

Il velocissimo ritmo di crescita dei Paesi in via di sviluppo ha convinto il G8 ad allargare i propri orizzonti dando vita al G20 comprendente i seguenti Paesi: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Turchia e Unione Europea che si riunisce dal 1999 a livello di ministri dell’Economia e rappresentanti delle banche centrali ma che dal 2008 ha elevato il proprio ruolo coinvolgendo i Capi di Stato e di Governo.

Non sono poche le critiche sulla forte presenza del continente europeo a discapito di altri continenti tra cui l’Africa che risulta sotto-rappresentata

La presidenza viene assegnata a rotazione e quest’anno spetta all’Italia presiedere i lavori del G20 con una agenda di lavori concordata dalla cosiddetta Troika, composta dalla Presidenza in corso, Italia, da quella precedente, Arabia Saudita e da quella dell’anno successivo, Indonesia.

L’agenda per l’anno in corso prende in considerazione le tematiche della ripresa economica e sociale e del libero accesso alle cure, dopo la crisi pandemica ponendo il fuoco su Persone, Pianeta e Prosperità.

Il vertice conclusivo si terrà a Roma nei giorni 30 e 31 ottobre 2021. Mi auguro che le piccole beghe di quartiere tra i nostri politicanti non facciano sfumare la possibilità attuale di avere un Vertice presieduto da una figura di alto livello internazionale e spostino le loro affannose ricerche di gratificazioni personali, tramite il consenso popolare, al 2022.

La presidenza AMLO: tra successi e fallimenti del neoprogresismo – Lo Spiegone

L’elezione del 1° luglio 2018 di Andrés Manuel López Obrador, spesso abbreviato AMLO, sembrava anticipare un grande cambiamento. Per la prima volta …

La presidenza AMLO: tra successi e fallimenti del neoprogresismo

Quel che resta della democrazia indiana — Lo Spiegone

“La più grande democrazia al mondo”, come viene definita l’India in riferimento al numero di abitanti, sembra oggi in crisi. In un momento storico in cui la pandemia ha messo a dura prova la tenuta delle democrazie, il declino di quella indiana, perpetrato dall’attuale Primo ministro Narendra Modi, è riuscito a passare quasi inosservato. Le…

Quel che resta della democrazia indiana — Lo Spiegone

Afghanistan: il ruolo chiave delle donne in agricoltura — Lo Spiegone

L’agricoltura rappresenta per l’Afghanistan uno dei pilastri su cui fondare lo sviluppo economico del Paese. Infatti, con quasi tre quarti della popolazione residente in aree rurali, moltissime famiglie afghane basano il proprio reddito sull’agricoltura di sussistenza. 1.412 altre parole

Afghanistan: il ruolo chiave delle donne in agricoltura — Lo Spiegone

La guerra tra Armenia e Azerbaigian — PAROLE LIBERE

Dal blog https://www.pressenza.com/ 09.10.2020 – Sistema Critico Avete mai sentito parlare del Nagorno-Karabakh? Probabilmente quasi tutti ne hanno sempre ignorato l’esistenza. È roba da specialisti della geopolitica, di quei pezzi di terra che scopriamo casualmente girovagando su Wikipedia. In questo piccolo lembo di superficie a cavallo tra la Turchia, la Russia e soprattutto l’Armenia e […]

La guerra tra Armenia e Azerbaigian — PAROLE LIBERE

Elezioni presidenziali a Cipro Nord, al voto anche i rapporti con la Turchia — Lo Spiegone

L’11 ottobre si tengono le elezioni presidenziali nella Repubblica Turca di Cipro Nord. Inizialmente erano state programmate per il 26 aprile, ma sono state posticipate a causa dello scoppio della pandemia da Covid-19. Il risultato elettorale assume una rilevanza particolare, dal momento che potrebbe incidere sull’evoluzione della delicata situazione politica nell’area del Mediterraneo orientale. Il…

Elezioni presidenziali a Cipro Nord, al voto anche i rapporti con la Turchia — Lo Spiegone

L’importanza del Senato alle elezioni USA del 2020 – Lo Spiegone

Verso il prossimo 3 novembre gli occhi sono tutti puntati sulla corsa presidenziale che vede contrapposti Trump e Biden. Accanto a questa, però, c’è …

L’importanza del Senato alle elezioni USA del 2020

Coronavirus, aggiornamenti

Eccomi qua con l’aggiornamento promesso nell’articolo del 27 giugno.

La situazione epidemiologica, nel mondo, è arrivata ad un punto cruciale. Oggi, 27 settembre 2020, è stato superato il milione di morti accertati nel mondo. In molti Stati l’epidemia è in forte espansione compresi gli Stati europei in cui sta ritornando in maniera vistosa in quella che giornalisticamente è stata chiamata “Seconda ondata”.

Non voglio essere tacciato di allarmismo per cui preciso subito che c’è un’enorme differenza tra i primi mesi di pandemia in Europa e questa recrudescenza. La maggior parte dei casi positivi sono soggetti che hanno avuto contatti con il virus ma non mostrano segni di malattia, ossia sono sani ma potenzialmente contagiosi. Durante la prima ondata, la prevalenza dei pazienti positivi si presentavano in ospedale già malati. Solo facendo lo screening di parenti ed amici si riuscivano a trovare alcuni casi di positivi privi di sintomi. Oggi gli screening sono a più vasto raggio e per questo si scoprono centinaia di nuovi positivi al giorno e solo pochissimi di questi sono nuovi malati. Fatta questa bella precisazione dobbiamo prendere atto che a fine giugno, in Italia, avevamo circa 40 casi in terapia intensiva, oggi ne abbiamo 254, determinando una situazione non drammatica ma in lento peggioramento. Ne consegue che, senza alcun allarmismo, è senz’altro necessario continuare a mantenere le odierne precauzioni. La diffusione del virus è, infatti, rallentata dalle buone abitudini apprese in questi mesi e dalla maggior produzione industriale di dispositivi di protezione individuale e di igienizzazione. Troviamo disinfettanti alle porte di ogni negozio, usiamo le mascherine quando ci troviamo in presenza di altre persone e applichiamo il distanziamento. Pensate che solo 8 mesi fa erano sparite tutte le confezioni di disinfettante dai supermercati, non c’erano mascherine di nessun tipo, e non avevamo ben compreso cosa volesse dire distanziamento di sicurezza. La massiccia quantità di tamponi, inoltre, permette di intercettare con largo anticipo le persone positive al virus impedendo la rapida diffusione. Ci sono poi tutti i vari sistemi di tracciabilità che vanno dai registri cartacei all’App Immuni o altre simili.

Fatta questa bella premessa, analizziamo i numeri. Come ho più volte sottolineato, i numeri ci danno indicazioni importanti ma bisogna tenere conto che siamo certi della non esattezza dei dati provenienti dalla maggior parte degli Stati africani, per stessa ammissione dei loro governanti, per cui sia contagi e sia decessi sono da considerarsi sottodimensionati. Discorso simile per alcuni stati del sud-est asiatico e del sud America. Per finire, non c’è nessun valore comunicato dalla Korea del nord.

Nel primo dei due grafici, si vede chiaramente che nel mondo siamo arrivati a punte di 300.000 nuovi casi al giorno contro i 40-50 mila quando erano interessate solo la Cina e l’Europa. Per contro, il secondo grafico ci mostra che il numero dei morti, dopo i picchi di aprile, si sono stabilizzati tra i 5 e i 6 mila al giorno con minimi intorno ai 4000. Complessivamente il mese che ha dato più tregua al mondo che però ha forse illuso sulla possibilità di una fine immediata dell’epidemia, è stato giugno.

Dal grafico curato quotidianamente da me con i dati prelevati dal sito Worldometers (dal quale derivano anche i primi due grafici esposti), si possono fare interessanti considerazioni.

  1. La fine del mese di giugno mostra le inversioni di tendenza di quasi tutte le curve. Comincio da un dato interessante: il numero di Stati con zero casi Covid (dopo averne avuto almeno 1) erano 29 nella seconda decade di giugno ed appena 8 ad inizio settembre. Nello stesso periodo, i casi attivi in Nord America sono saliti da poco più di 1,1 a 2,8 milioni; in Europa da poco meno di 800 mila ad oltre i 2 milioni; Asia e America del sud hanno andamenti altalenanti dovuti a molti fattori: la frammentarietà della raccolta dati, l’elevato numero di decessi e il meccanismo dell’automatismo per cui un paziente positivo, se non ha i sintomi della malattia, viene considerato negativo dopo 7, 10 o 14 giorni a seconda degli Stati, senza fare ricorso al secondo tampone di riscontro.
  2. Il numero dei malati critici, nel Mondo, è salito dai 49mila di inizio luglio (la rilevazione l’ho iniziata in quel periodo) ai 63mila dei nostri giorni.
  3. La mortalità media rispetto al numero di contagiati, da giugno ha rallentato il ritmo di diminuzione, proprio in funzione del maggior numero di tamponi. Secondo le mie stime dovrebbe attestarsi, a fine pandemia, intorno al 1,5 %

La fine della pandemia non è così vicina come vorremmo e si guarda al vaccino come soluzione finale. Io spero che oltre al vaccino si arrivi a trovare farmaci in grado di fermare sul nascere questa malattia così da conviverci come facciamo con molte altre.

Non so se continuerò a dare aggiornamenti poiché c’è una parte di me che vorrebbe vedere già conclusa questa conta sulla pandemia e concentrare l’attenzione su altri argomenti ma sento ancora l’esigenza di dare informazioni con uno sguardo di maggiore ampiezza rispetto alle statistiche regionalizzate che, pur essendo approfondite, hanno spesso il difetto dello sguardo miope e non fanno comprendere appieno la portata del fenomeno.

Le primarie del partito liberal democratico: verso il Giappone dell’era post-Abe – Lo Spiegone

di Alessandro Bragazzi e Veronica BarfucciVenerdì 28 agosto, Abe Shinzō ha annunciato pubblicamente le sue dimissioni dal ruolo di primo ministro …

Le primarie del partito liberal democratico: verso il Giappone dell’era post-Abe