Eccomi qua con l’aggiornamento promesso nell’articolo del 27 giugno.
La situazione epidemiologica, nel mondo, è arrivata ad un punto cruciale. Oggi, 27 settembre 2020, è stato superato il milione di morti accertati nel mondo. In molti Stati l’epidemia è in forte espansione compresi gli Stati europei in cui sta ritornando in maniera vistosa in quella che giornalisticamente è stata chiamata “Seconda ondata”.
Non voglio essere tacciato di allarmismo per cui preciso subito che c’è un’enorme differenza tra i primi mesi di pandemia in Europa e questa recrudescenza. La maggior parte dei casi positivi sono soggetti che hanno avuto contatti con il virus ma non mostrano segni di malattia, ossia sono sani ma potenzialmente contagiosi. Durante la prima ondata, la prevalenza dei pazienti positivi si presentavano in ospedale già malati. Solo facendo lo screening di parenti ed amici si riuscivano a trovare alcuni casi di positivi privi di sintomi. Oggi gli screening sono a più vasto raggio e per questo si scoprono centinaia di nuovi positivi al giorno e solo pochissimi di questi sono nuovi malati. Fatta questa bella precisazione dobbiamo prendere atto che a fine giugno, in Italia, avevamo circa 40 casi in terapia intensiva, oggi ne abbiamo 254, determinando una situazione non drammatica ma in lento peggioramento. Ne consegue che, senza alcun allarmismo, è senz’altro necessario continuare a mantenere le odierne precauzioni. La diffusione del virus è, infatti, rallentata dalle buone abitudini apprese in questi mesi e dalla maggior produzione industriale di dispositivi di protezione individuale e di igienizzazione. Troviamo disinfettanti alle porte di ogni negozio, usiamo le mascherine quando ci troviamo in presenza di altre persone e applichiamo il distanziamento. Pensate che solo 8 mesi fa erano sparite tutte le confezioni di disinfettante dai supermercati, non c’erano mascherine di nessun tipo, e non avevamo ben compreso cosa volesse dire distanziamento di sicurezza. La massiccia quantità di tamponi, inoltre, permette di intercettare con largo anticipo le persone positive al virus impedendo la rapida diffusione. Ci sono poi tutti i vari sistemi di tracciabilità che vanno dai registri cartacei all’App Immuni o altre simili.
Fatta questa bella premessa, analizziamo i numeri. Come ho più volte sottolineato, i numeri ci danno indicazioni importanti ma bisogna tenere conto che siamo certi della non esattezza dei dati provenienti dalla maggior parte degli Stati africani, per stessa ammissione dei loro governanti, per cui sia contagi e sia decessi sono da considerarsi sottodimensionati. Discorso simile per alcuni stati del sud-est asiatico e del sud America. Per finire, non c’è nessun valore comunicato dalla Korea del nord.
Nel primo dei due grafici, si vede chiaramente che nel mondo siamo arrivati a punte di 300.000 nuovi casi al giorno contro i 40-50 mila quando erano interessate solo la Cina e l’Europa. Per contro, il secondo grafico ci mostra che il numero dei morti, dopo i picchi di aprile, si sono stabilizzati tra i 5 e i 6 mila al giorno con minimi intorno ai 4000. Complessivamente il mese che ha dato più tregua al mondo che però ha forse illuso sulla possibilità di una fine immediata dell’epidemia, è stato giugno.
Dal grafico curato quotidianamente da me con i dati prelevati dal sito Worldometers (dal quale derivano anche i primi due grafici esposti), si possono fare interessanti considerazioni.
- La fine del mese di giugno mostra le inversioni di tendenza di quasi tutte le curve. Comincio da un dato interessante: il numero di Stati con zero casi Covid (dopo averne avuto almeno 1) erano 29 nella seconda decade di giugno ed appena 8 ad inizio settembre. Nello stesso periodo, i casi attivi in Nord America sono saliti da poco più di 1,1 a 2,8 milioni; in Europa da poco meno di 800 mila ad oltre i 2 milioni; Asia e America del sud hanno andamenti altalenanti dovuti a molti fattori: la frammentarietà della raccolta dati, l’elevato numero di decessi e il meccanismo dell’automatismo per cui un paziente positivo, se non ha i sintomi della malattia, viene considerato negativo dopo 7, 10 o 14 giorni a seconda degli Stati, senza fare ricorso al secondo tampone di riscontro.
- Il numero dei malati critici, nel Mondo, è salito dai 49mila di inizio luglio (la rilevazione l’ho iniziata in quel periodo) ai 63mila dei nostri giorni.
- La mortalità media rispetto al numero di contagiati, da giugno ha rallentato il ritmo di diminuzione, proprio in funzione del maggior numero di tamponi. Secondo le mie stime dovrebbe attestarsi, a fine pandemia, intorno al 1,5 %
La fine della pandemia non è così vicina come vorremmo e si guarda al vaccino come soluzione finale. Io spero che oltre al vaccino si arrivi a trovare farmaci in grado di fermare sul nascere questa malattia così da conviverci come facciamo con molte altre.
Non so se continuerò a dare aggiornamenti poiché c’è una parte di me che vorrebbe vedere già conclusa questa conta sulla pandemia e concentrare l’attenzione su altri argomenti ma sento ancora l’esigenza di dare informazioni con uno sguardo di maggiore ampiezza rispetto alle statistiche regionalizzate che, pur essendo approfondite, hanno spesso il difetto dello sguardo miope e non fanno comprendere appieno la portata del fenomeno.