Joel Dicker – L’enigma della camera 622

Ho sempre odiato i libri molto lunghi perché spesso celano ripetizioni e inutili divagazioni sul tema pur di “allungare il brodo” ed arrivare ad una struttura da “libro di peso”.

L’enigma della camera 622 invece è un libro ben scritto, molto scorrevole, interessante dall’inizio alla fine. Pur nascondendo la verità fino all’ultima pagina, la particolarità del libro non è quella di essere un vero e proprio giallo ma di essere un libro d’amore. Dove l’amore è declinato in svariate forme andando oltre il tradizionale uomo-donna o padre-figlio. Uno degli aspetti più belli da scoprire riguarda proprio queste forme d’amore che si sviluppano attraverso la vicenda narrata.

Le divagazioni, in questo testo, sono giustificate dalla voglia dell’autore di affrontare il tema del dolore che si prova a causa di un lutto. Dicker parla in prima persona, è presente nel libro con il proprio carico di emozioni e il proprio dolore. Il dolore per la morte dell’anziano editore impregna tutto il romanzo dalla prima all’ulltima pagina. Lui era sinceramente affezionato a Bernard non solo per averlo portato al primo successo, per averne curato lo stile, per averlo fato crescere come uomo ma soprattutto per avergli voluto quel bene che è difficile da dimenticare e viene restituito nel testo che traspare amore sincero per questo anziano e saggio uomo di cultura.

Altro tema importante è la distinzione di classe sociale e i disperati tentativi dei protagonisti di fare il salto da una classe all’altra e nella stessa classe sociale, il tentativo di approdare a ruoli di comando per arrivare a controllare la vita delle persone. Oserei dire che il controllo è la parola giusta. Il controllo economico della banca di famiglia, il controllo sulle figlie, il controllo dei dipendenti e dei clienti dell’albergo, il controllo sulla vita delle altre persone. C’è nell’autore un forte desiderio di controllo, forse perchè si rende conto di non riuscire a controllare la propria voglia di scrivere che gli causa la perdita della donna amata.

Non voglio svelare ulteriori dettagli importanti che farebbero perdere interesse al lettore ma posso assicurare che l’enigma rimane tale quasi fino alla fine ma, a parere personale, non è questo a tenere alta l’attenzione del lettore, mentre lo sono i continui cambi di scena ed i salti temporali, ben calibrati per non creare al lettore quel disturbo da disorientamento che si avverte normalmente in questi casi. Invece, resta alta la curiosità di verificare come si concatenino gli eventi passati con quelli seguenti fino ad arrivare al tempo presente.

La trama potrebbe essere stata molto semplice ma Dicker ci svela un segreto (suo o di Bernard de Fallois?) Se c’è una spiegazione razionale immediata[..] allora la trama si esaurisce e non nasce nessun romanzo. È a questo punto che lo scrittore entra in azione: affinché un romanzo esista, l’autore deve superare le barriere della razionalità, sbarazzarsi della realtà e, soprattutto, creare una posta in gioco laddove non ce n’è nessuna.

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